mercoledì 20 settembre 2017

Maria Patrizia Allotta, "Il giglio e l'ortica" (ed. Thule)

di Elio Giunta

Accade assai spesso che quando ci si trova con in mano un nuovo libro di versi si avverta in primo luogo un certo disagio, anzi addirittura un senso di ripulsa. Questo perché purtroppo si pubblicano troppi libri di versi a perdere e si ha poca fiducia di trovarne qualcuno buono; ma soprattutto perché si è entrati nella convinzione che, dati i tempi barbari che viviamo, far poesia ed occuparsi di poesia sia troppo fuori moda e inutile. Ma accade anche che, mentre si sfogliano le pagine dell’ultimo libro pervenuto, si resti presi e piacevolmente intrigati a proseguire nella lettura, avendo scoperto singolarità di ispirazione e magari quella pacatezza ed armonia di dettato stilistico che ci riporta ai caratteri della poesia vera, quella a cui restiamo da sempre legati e che non vogliamo siano ancora traditi. E’ il caso di questa silloge di Patrizia Allotta. Essa offre pagine che suscitano immediata partecipazione, giacché fanno avvertire il vibrare sincero di “corde di nostalgia in arpa armoniosa”, cioè con esse si stabilisce senz’altro quella distanza memoriale dell’io con le cose, con la natura, il tempo, il senso dell’esistenza, e con cui il disincanto si fa elezione morale e ragione di esito melodico della parola.

Nell’opera i testi sono distribuiti in due sezioni: l’una ove ogni percezione del reale, intima o riflessiva, pare poggiare più sugli effetti della disillusione, col farsi osmosi tra spirito e realtà appunto rimeditata; l’altra, ove questa realtà è per lo più recupero di incontri umani, anche con le proprie frequenze familiari –indizio questo di una poesia che può restare tale e di buon livello senza pretese di complessità intellettualistiche- ; ma l’una e l’altra risultano realizzate con rara misura di accenti e di uso dell’immagine, con omogenea delicatezza tonale. Ed è soprattutto per questo che il libro può contare come lezione di un verbo lirico che ancora ci persuade e, diciamolo pure, ci conforta.

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